Zuckerberg ammette: impossibile eliminare le fake news da Facebook

Mark Zuckerberg afferma che combattere la disinformazione su Facebook sia troppo difficile per la piattaforma. Ma è davvero così?

Redazione
Facebook intelligenza artificiale

Facebook ha da anni un problema legato a fake news e disinformazione. Dopo aver aggirato la questione a lungo, negli ultimi anni il social guidato da Mark Zuckerberg è costantemente sotto pressione da chi vorrebbe l’introduzione di strumenti concreti atti a sradicare quella che sembra una vera e propria piaga sociale.

Un nodo che l’epidemia di Covid-19, che ha toccato tutto il mondo e dunque si è espansa trasversalmente anche su Facebook, non ha fatto che accentuare. A mettere il carico da novanta sulla questione è arrivato anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che, senza troppi giri di parole, ha accusato Facebook di “uccidere persone”, poiché consente la condivisione di false informazioni legate ai vaccini contro il Covid. 

Biden in seguito ha ritirato quella dichiarazione chiarendo che ciò che apparentemente intendeva era che le persone che diffondono disinformazione stanno causando la morte di coloro che scelgono di non vaccinarsi. Nonostante la ritirata, sono in molti a ritenere che Facebook dovrebbe fare di più per consentire una condivisione di informazioni sana e non più votata al clic bait, agli allarmismi e alle bufale, soprattutto quando si parla di scienza e salute.

In un’intervista di questa settimana con Casey Newton per The Vergecast, Mark Zuckerberg ha parlato proprio di questo, e addirittura ha ammesso che sbarazzarsi di tutta la disinformazione che circola su Facebook è troppo difficile – se non impossibile – e che le persone dovrebbero avere aspettative più basse. Per chiarire questo punto, Zuckerberg ha paragonato la rimozione della disinformazione su Facebook alla lotta alla criminalità della polizia.

Quando pensi all’integrità di un sistema come questo, è un po’ come combattere il crimine in una città. Nessuno si aspetta che tu possa mai risolvere completamente il crimine in una città. L’obiettivo del dipartimento di polizia non è fare in modo che, se si verifica un crimine, si dica che il dipartimento di polizia sta fallendo. Non è ragionevole. Penso, invece, ciò che generalmente ci aspettiamo è che i sistemi di integrità, i dipartimenti di polizia, se vuoi, faranno un buon lavoro per aiutare a scoraggiare e catturare chi compie un crimine quando accade, tenere il livello di criminalità al minimo e continuare a guidare il trend in una direzione positiva“.

Ci sarebbe però da sottolineare come, sebbene le difficoltà strutturali siano innegabili, è altrettanto innegabile che la polizia tenda a catturare e a mandare in prigione i criminali, non a fornire loro un porto sicuro nel quale esprimersi – e magari sponsorizzare con campagne di advertising il loro messaggio.

C’è inoltre da dire che se Facebook vuole davvero fare il volo pindarico di paragonarsi a una città, e se quella città avesse gli stessi problemi di criminalità che il social ha riguarda la moderazione dei contenuti, forse il comune di quella città sarebbe commissariato da tempo, anche tenuto conto le risorse pressoché illimitate di cui gode la piattaforma.

Quello che invece nessuno vuole ammettere, è che a Facebook la disinformazione serve. Un contenuto fake, viene condiviso in media 4 volte di più rispetto a un contenuto scientificamente inappuntabile. Alla sociologia si lascia il compito di spiegare perché. Ciò che anche i non addetti ai lavori possono fare è la semplice equazione che collega questo tipo di risposta a un contenuto rispetto agli obiettivi generali del social: tenere le persone coinvolte e connesse entro il suo perimetro.