Il mercato dei Big Data in Italia continua a sorprendere, superando nel 2025 la soglia dei 4 miliardi di euro e registrando una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. A riprova dell’interesse crescente delle aziende per la valorizzazione dei dati. Ma nonostante la spinta economica, molte aziende faticano ancora a trasformare i dati in vantaggi concreti attraverso l’intelligenza artificiale, “a causa di architetture dati inadeguate o assenza di una governance chiara su dati e processi“, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano.
Big Data, l’Italia cresce ma resta il gap nelle aziende
Secondo i dati dell’Osservatorio riportati dall’ANSA, circa un quarto del mercato è destinato a infrastrutture e a soluzioni di intelligenza artificiale generativa. A guidare la crescita sono i servizi, che registrano un aumento del 27%, seguiti da banche (+22%), assicurazioni e manifattura (+21%). La Pubblica Amministrazione, pur crescendo, lo fa a ritmi più lenti (+17%).
Il 2025 vede inoltre un aumento significativo dell’attività di analisi dei dati anche tra le piccole e medie imprese italiane, con l’89% che svolge operazioni di data analysis, dieci punti in più rispetto al 2024. A sua volta tra le grandi aziende, l’87% ha costruito una ‘data platform’.
Nonostante questi risultati incoraggianti, permangono evidenti lacune nelle strategie aziendali: solo il 38% delle grandi imprese ha definito una strategia chiara per valorizzare i dati, appena una su cinque ha nominato un chief data officer, e oltre un quarto non ha ancora avviato progetti di advanced analytics. Inoltre, per quanto riguarda le attività di analisi, la ricerca evidenzia che, in molti casi, si tratta di pratiche sporadiche, spesso affidate a fogli elettronici e senza figure dedicate. Tra le grandi aziende dotate di data platform, poche riescono a governare l’intero ciclo di vita del dato, un passaggio cruciale per trasformare le informazioni in valore concreto attraverso l’intelligenza artificiale.
Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, evidenzia come
“Oggi nelle organizzazioni dati e intelligenza artificiale non possono più viaggiare su binari separati: è necessario integrarle in modo sinergico. In mancanza di questi elementi, il potenziale valore dell’AI rischia di rimanere inespresso o addirittura creare nuovi rischi per le aziende”.
L’analisi mette in evidenza un punto cruciale: la crescita del mercato dei Big Data non garantisce automaticamente la creazione di valore. La sfida delle imprese italiane, grandi e piccole, sarà dunque quella di trasformare la disponibilità di dati e le infrastrutture tecnologiche in strumenti realmente strategici, capaci di guidare decisioni più efficaci e innovative.