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Indice DESI 2022: l’Italia recupera 2 posizioni

Su 27 Paesi Ue, l’Italia si attesta al 18esimo posto. Molto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare

Redazione
Indice Desi 2022

Ci siamo, la Commissione europea ha pubblicato i risultati del Digital Economy and Society Index – Desi 2022, che, dal 2014, rileva i progressi compiuti negli Stati membri dell’UE in ambito digitale.

In generale il Desi 2022 registra come durante la pandemia, gli Stati europei abbiano fatto progressi nei loro percorsi di digitalizzazione, tuttavia continuano a lottare per colmare le lacune nelle competenze digitali, nella trasformazione digitale delle PMI e nell’introduzione di reti 5G avanzate. Con un complesso cambiamento da mettere in atto in chiave tecnologica appare evidente come Il dispositivo per la ripresa e la resilienza, con circa 127 miliardi di euro dedicati a riforme e investimenti nel settore del digitale, offra un’opportunità senza precedenti per accelerare la trasformazione digitale, che l’UE e i suoi Stati membri non possono permettersi di perdere, afferma lo studio.

I risultati dell’Indice Desi 2022

Il Desi 2022 mette Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia ai primi posti dell’UE, tuttavia anche questi Paesi si trovano ad affrontare lacune in aree chiave: l’adozione di tecnologie digitali avanzate come AI e Big Data, rimane al di sotto del 30% e molto lontana dall’obiettivo del 75% del decennio digitale del 2030; le diffuse carenze di competenze, che stanno rallentando i progressi complessivi e portano all’esclusione digitale.  Italia, Polonia e Grecia hanno notevolmente migliorato i loro punteggi Desi negli ultimi cinque anni, implementando investimenti sostenuti con un focus politico rafforzato sul digitale, supportato anche da finanziamenti europei.

Il digital skill gap segna l’Europa

Secondo il Desi 2022 solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base, questo significa che quasi metà della popolazione europea rischia di essere lasciata indietro. Inoltre, sebbene 500.000 specialisti ICT siano entrati nel mercato del lavoro tra il 2020 e il 2021, i 9 milioni di specialisti ICT dell’UE sono ben al di sotto dell’obiettivo dell’UE di 20 milioni di specialisti entro il 2030 e non sono sufficienti per colmare la carenza di competenze che le imprese devono attualmente affrontare. Nel 2020, più della metà delle imprese dell’UE (55%) ha segnalato difficoltà a coprire i posti vacanti di specialisti in TIC. Queste carenze rappresentano un ostacolo significativo per la ripresa e la competitività delle imprese dell’UE. La mancanza di competenze specialistiche sta inoltre frenando l’UE nei suoi sforzi per raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Sono quindi necessari enormi sforzi per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze della forza lavoro.

AI e Big Data ancora poco sfruttati

Per quanto riguarda l’adozione di tecnologie chiave, durante la pandemia di Covid, le aziende hanno spinto l’uso di soluzioni digitali. L’uso del cloud computing, ad esempio, ha raggiunto il 34%. Tuttavia, l’utilizzo di AI e Big Data da parte delle aziende si attesta rispettivamente solo all’8% e al 14% (obiettivo del 75% entro il 2030) . Queste tecnologie chiave offrono un enorme potenziale di innovazione significativa e guadagni di efficienza, in particolare tra le PMI. Dal canto loro, solo il 55% delle PMI dell’UE possiede almeno un livello di digitalizzazione di base (obiettivo: almeno il 90% entro il 2030), indicando che quasi la metà delle PMI non sfrutta le opportunità create dal digitale. La Commissione ha pubblicato oggi un’indagine sulle imprese sull’economia dei dati.

5G a metà dell’opera

Nel 2021 la connettività Gigabit è ulteriormente aumentata in Europa. La copertura delle reti di collegamento degli edifici in fibra ha raggiunto il 50% delle famiglie , portando la copertura complessiva della rete fissa ad altissima capacità fino al 70% (obiettivo del 100% entro il 2030). Anche la copertura del 5G è aumentata lo scorso anno al 66% delle aree popolate dell’UE. Tuttavia, l’assegnazione dello spettro di frequenza, presupposto importante per il lancio commerciale del 5G, non è ancora completa: solo il 56% dello spettro armonizzato totale del 5G è stato assegnato, nella stragrande maggioranza degli Stati membri (l’Estonia e la Polonia sono le eccezioni). Inoltre, alcune delle cifre di copertura molto elevate si basano sulla condivisione dello spettro delle frequenze 4G o dello spettro 5G a banda bassa, che non consente ancora la piena implementazione di applicazioni avanzate. Colmare queste lacune è essenziale per liberare il potenziale del 5G e abilitare nuovi servizi con un elevato valore economico e sociale, come la mobilità connessa e automatizzata, la produzione avanzata, i sistemi energetici intelligenti o l’eHealth.

Indice Desi 2022 Italia

Nel Desi 2022 l’Italia si colloca al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE, guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno.

Il Paese sta avanzando digitalmente a ritmi molto sostenuti. Dagli indicatori di quest’anno emerge che l’Italia sta colmando il divario rispetto all’Unione europea in fatto di competenze digitali di base; ancor oggi però oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base.

Per quanto riguarda la connettività si sono registrati progressi in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete. Rimangono alcune carenze per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra fino alla sede dell’utente), che è ancora molto indietro rispetto alla media UE, nonché rispetto all’obiettivo del decennio digitale di una copertura universale entro il 2030.

La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 60 %) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale; l’utilizzo di servizi cloud, in particolare, ha registrato una considerevole crescita.

Per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali l’Italia sta compiendo progressi riducendo così le distanze rispetto alla media UE. È necessario proseguire negli sforzi già intrapresi per consentire all’Italia di realizzare l’obiettivo del decennio digitale relativo alla disponibilità online del 100 % dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini dell’Unione, e di rendere pienamente operativi i fascicoli sanitari elettronici.

Federico Morgantini Editore

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