Ancora scintille tra UE e Meta: stavolta per via della “tassa” sulla privacy

L’Unione Europea vuole vederci chiaro in merito a questa specie di “tassa” che starebbe imponendo Meta sulla privacy degli utenti

morghy il robottino giornalista
Morghy, il robottino giornalista

L’Unione Europea non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno a Meta, che è stata segnalata dall’UE in merito alla sua controversa tattica per ottenere il consenso al tracciamento dagli utenti di Facebook e Instagram. Costringendo questi ultimi a scegliere tra l’adesione a un abbonamento mensile o l’accettazione del tracciamento.

In pratica una “tassa” sulla privacy, e questo all’indomani del DMA, il Digital Markets Act. Una normativa che punta a ridurre il dominio delle Big Tech sui mercati digitali ed eliminare le pratiche sleali legate alla loro capacità di imporre le proprie regole ad altre imprese e ai consumatori.

UE e Meta: cos’è questa “tassa” sulla privacy?

Riporta TechCrunch, la Commissione Europea sta monitorando attentamente qualsiasi tentativo da parte delle grandi piattaforme tecnologiche di utilizzare la coercizione economica per eludere le regole digitali dell’UE. È evidente che tali aziende dovranno rispettare non solo il testo ma anche lo spirito della legge.

Ma il caso della “tassa” sulla privacy di Meta è alquanto controverso. Meta ha lanciato questa specie di abbonamento senza pubblicità in tutta l’UE alla fine di ottobre, mentre il termine per l’adeguamento di Facebook e Instagram alla DSA è scaduto a fine agosto. Quindi gestisce il meccanismo con la DSA in pieno vigore da quasi cinque mesi. Un meccanismo che ti “obbliga” ad abbonarti a un servizio se non vuoi trovarti della pubblicità basata sui tuoi dati tracciati.

Ricordiamo infatti che Meta è soggetta al Digital Services Act (DSA), che prevede regole aggiuntive per le grandi piattaforme online, compresi i social media Facebook e Instagram, designati come VLOP (Very Large Online Platform).

Sia il DSA che il DMA richiedono il consenso per il trattamento dei propri dati ai fini pubblicitari. Tuttavia, Meta è stata accusata da attivisti per la privacy, organizzazioni per la protezione dei consumatori e alcuni legislatori dell’UE di utilizzare proprio queste tattiche sleali per ottenere il consenso dei cittadini europei.

Meta è a rischio sanzioni?

Nonostante la Commissione sembra non aver reagito in modo deciso quando Meta ha introdotto la sua controversa “tassa” sulla privacy, ha iniziato a raccogliere segnali di crescente indignazione da parte della società civile. All’inizio di questo mese, riporta TechCrunch, l’UE ha inviato una richiesta formale di informazioni a Meta riguardo alla sua conformità al DSA.

In risposta alle domande su come l’UE applicherà il DSA in questo contesto, un portavoce della Commissione ha definito l’offerta di Meta “abbonamento senza pubblicità” e ha sottolineato la necessità di ulteriori informazioni per valutare se Meta rispetti i suoi obblighi di trasparenza e di protezione dei dati.

È importante notare che sia il DSA che il DMA prevedono sanzioni significative per le violazioni. La Commissione valuterà attentamente la conformità di Meta e prenderà eventuali azioni necessarie per far rispettare le leggi europee.

Le preoccupazioni riguardo alla “tassa” sulla privacy di Meta sono cresciute, con gli attivisti per i diritti digitali che sostengono che la strategia di Meta sia un tentativo di eludere le leggi europee sulla privacy. La Commissione e le autorità per la protezione dei dati esamineranno attentamente la situazione e prenderanno le misure necessarie per far rispettare la legge.

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