Capire come funziona la natura e le eruzioni vulcaniche non è mai stato semplice ma, certamente, oggi è sicuramente meglio di tanti anni fa grazie alle numerose tecnologie innovative. Tra le più recenti, vi è la fibra ottica che, secondo alcuni studi, sarebbe in grado di aiutare i vulcanologi a identificare eventi vulcanici a distanza di sicurezza e a visualizzare le caratteristiche strutturali vulcaniche nascoste vicino alla superficie.
Come la fibra ottica può aiutare i vulcanologi
Circa 50 chilometri di fibra ottica sottomarina, posizionata nei pressi della centrale TIM di Vulcano a Milazzo. Da qui parte la ricerca realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal GeoForschungsZentrum di Potsdam (GFZ).
Come spiega Repubblica, alla centrale è stato installato il dispositivo DAS (Distributed Acoustic Sensing). Tramite questa tecnologia innovativa, i cavi in fibra ottica sono in grado di registrare i movimenti sismici. Questa tecnica si basa su un principio di misura che prevede l’invio di un impulso di luce in una fibra e sulla rilevazione del segnale retro-diffuso dalle imperfezioni della stessa. Proprio l’analisi del segnale fornisce informazioni sulle deformazioni che il cavo subisce in ogni suo punto. Grazie alla capacità di interrogare cavi anche a lunghe distanze, fino decine di km, i dispositivi DAS possono essere installati in luoghi sicuri e lontani dai crateri attivi, trasformando la fibra ottica in una serie di sensori più facili da gestire rispetto a sensori tradizionali che richiedono alimentazione e sistemi di trasmissione dati nel sito di installazione.
“Nel lavoro appena pubblicato”, spiega Gilda Currenti, ricercatrice dell’Osservatorio Etneo dell’INGV, “abbiamo dimostrato l’elevata sensibilità e accuratezza dei dispositivi DAS nel misurare segnali sismo-vulcanici e il contributo che questa tecnologia può fornire nell’avanzamento della comprensione dei processi vulcanici. Il cavo, interrato in uno strato di scorie, è stato in grado di registrare deformazioni associate all’attività dell’Etna, quali esplosioni, degassamento dei crateri sommitali, terremoti locali, come anche a fenomeni atmosferici, tra cui grandine e fulmini”.
“L’installazione e l’utilizzo di cavi in fibra ottica che attraversano i fianchi dei vulcani dalle aree sommitali, fino ai villaggi abitati, fornirebbe una opportunità unica per approfondire la comprensione della risposta dell’edificio vulcanico ai processi magmatici al fine di comprenderne le origini”, conclude Philippe Jousset, ricercatore del GFZ.
Federico Morgantini Editore