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Cos’è il nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale approvato dal Governo

Nella riunione del 23 aprile, il Governo ha approvato il nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale. Ecco di cosa si tratta

morghy il robottino giornalista
Morghy, il robottino giornalista
intelligenza artificiale, aiact, machine learning

In continuità con l’AI Act europeo, anche il Governo Italiano ha voluto redigere una propria normativa sull’intelligenza artificiale. Alla fine della riunione del Consiglio dei Ministri n° 78 del 23 aprile, il Governo ha approvato un nuovo disegno di legge che ha al centro nuove disposizioni proprio sui sistemi e modelli AI.

Un disegno di legge sull’intelligenza artificiale che individui una serie di criteri regolatori per riequilibrare il rapporto tra le effettive opportunità e i relativi rischi.

Cos’è il nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale

In sovrapposizione al Regolamento Europeo – l’AI Act approvata lo scorso 13 marzo – il nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale andrà a introdurre diverse norme di principio e disposizioni non solo per promuovere l’utilizzo delle nuove tecnologie per migliorare la qualità della vita dei cittadini e la coesione sociale, ma anche per fornire soluzioni per la gestione del rischio.

Le norme incluse nel disegno di legge sull’intelligenza artificiale intervengono in cinque ambiti:

  • strategia nazionale,
  • autorità nazionali,
  • azioni di promozione,
  • tutela del diritto di autore,
  • sanzioni penali.

A questo si aggiunge anche la citata delega al Governo per adeguare l’ordinamento nazionale al Regolamento UE in materie come l’alfabetizzazione e la formazione di cittadini e lavoratori in materia di AI.

Principi fondamentali e promozione dell’AI

Nel nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale, si prevede che il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli AI debba basarsi sul rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà dell’ordinamento italiano ed europeo oltre che su diversi principi cardine (trasparenza, proporzionalità, sicurezza, protezione dei dati personali, riservatezza…).

Si stabilisce inoltre che l’utilizzo dell’AI non debba pregiudicare la vita democratica del Paese e delle istituzioni. Da qui la necessità del rispetto della cybersicurezza lungo tutto il ciclo di vita di questi sistemi.

Nell’ambito dello sviluppo economico, l’AI è promossa nei settori produttivi da parte dello Stato e delle pubbliche autorità, ma sempre nel rispetto del principio generale della concorrenza nel mercato, dell’utilizzo e della disponibilità di dati ad alta qualità.

Accessibilità e intelligenza artificiale in ambito sanitario e di disabilità

Altro punto da evidenziare è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a livello di accessibilità sanitaria: essa non può selezionare l’accesso alle prestazioni sanitarie secondo criteri discriminatori. Inoltre viene data priorità al fatto che l’interessato venga informato circa l’utilizzo di tali tecnologie.

Per quanto riguardano i trattamenti dei dati (anche personali), realizzati da sistemi di intelligenza artificiale, sono dichiarati di rilevante interesse pubblico se raccolti da soggetti pubblici e privati per la ricerca e la sperimentazione scientifica, e se l’utilizzo dell’AI è condotto con fini terapeutici e farmacologici.

Va da sé che l’utilizzo dell’AI lascia impregiudicata la spettanza della decisione alla professione medica.

Novità del disegno di legge sull’intelligenza artificiale è anche l’istituzione di una piattaforma AI per il supporto alle finalità di cura e per l’assistenza territoriale.

Utilizzo intelligenza artificiale in materia di lavoro

Al centro dell’utilizzo dell’AI ci sarà il principio antropocentrico: l’intelligenza artificiale può essere impiegata per migliorare le condizioni del lavoro, nonché per tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori e accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone.

In ambito lavorativo, in particolar modo nell’organizzazione o nella gestione del rapporto di lavoro, l’utilizzo dell’AI non dovrà generare discriminazioni.

Per le professioni intellettuali, si stabilisce che il pensiero critico umano debba sempre risultare prevalente rispetto all’uso degli strumenti di intelligenza artificiale, che può riguardare solo le attività di supporto all’attività professionale.

Così facendo, ai fini di assicurare il rapporto fiduciario tra professionista e cliente, le informazioni relative ai sistemi AI utilizzati dal professionista devono essere comunicate al cliente con linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo. 

Nel caso specifico dell’amministrazione della giustizia, l’AI potrà essere utilizzata solo per finalità strumentali e di supporto nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale. Come nel caso del personale sanitario, i compiti più importanti saranno lasciati al magistrato, quali la decisione sull’interpretazione della legge, la valutazione dei fatti e delle prove e l’adozione di ogni provvedimento inclusa la sentenza.

Strategia governativa sull’AI

Con l’introduzione della Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale, si garantisce la collaborazione tra pubblico e privato nella coordinazione di azioni, misure e incentivi economici rivolti allo sviluppo imprenditoriale ed industriale.

Da qui l’istituzione delle Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale, affidando il compito di garantire l’applicazione e l’attuazione della normativa all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN).

Si prevedono investimenti per un ammontare complessivo di 1 miliardo di euro nei settori delle nuove tecnologie (AI, cybersecurity, quantum computing, telecomunicazioni…), con l’istituzione di uno o più fondi dedicati e mediante coinvestimenti di altri fondi gestiti da CDP Venture Capital Sgr.

Intelligenza artificiale e disciplina penale

Nel caso delle pene, si prevedono aumenti per i reati commessi mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale come mezzo insidioso od ostacolante nei confronti della pubblica o privata difesa, così come aggravanti per chi altera i risultati elettorali con l’AI.

Con la pena da 1 a 5 anni di reclusione, si punisce chi commette illecita diffusione di contenuti generati o manipolati con AI se dal fatto deriva un danno ingiusto. Con l’aggravante speciale nel caso si utilizzino sistemi con straordinaria capacità di propagazione dell’offesa.

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