Già oggi i chatbot sono in grado di scrivere saggi o articoli scientifici. Ne è un esempio lo stesso ChatGPT, che può essere utilizzato per la ricerca, sebbene con risultati non sempre soddisfacenti. A tal riguardo, Google ha recentemente introdotto l’assistente virtuale AI co-scientist, una soluzione più “scientifica” e precisa rispetto al chatbot di OpenAI. Tuttavia, l’AI di Google difficilmente potrà competere contro LLM4SD (Large Language Model 4 Scientific Discovery). Sviluppato da un team di ricercatori dell’Università di Monash in Australia, questo strumento di intelligenza artificiale praticamente “imita” gli scienziati nella ricerca, in modo da supportarli nelle scoperte scientifiche.
LLM4SD, il nuovo tool AI per la scoperta scientifica
Modello di AI di grandi dimensioni (LLM), LLM4SD è in grado di eseguire diversi passaggi di base nell’ambito della ricerca scientifica, come ad esempio recuperare informazioni utili dalla letteratura scientifica o sviluppare ipotesi a partire dall’analisi dei dati.
“Proprio come ChatGPT scrive saggi o risolve problemi di matematica, il nostro strumento LLM4SD legge decenni di letteratura scientifica e analizza i dati di laboratorio per prevedere come si comportano le molecole, rispondendo a domande come: ‘Questo farmaco può attraversare la barriera protettiva del cervello?’ o ‘Questo composto si dissolverà in acqua?‘”, ha detto il dottorando Yizhen Zheng, co-autore della ricerca pubblicata sulla rivista Nature Machine Intelligence.
Il nuovo strumento è stato testato su 58 task di ricerca in quattro diversi domini scientifici: fisiologia, chimica fisica, biofisica e meccanica quantistica. I risultati hanno dimostrato che LLM4SD batte gran parte degli strumenti scientifici attualmente in uso.
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Open source e funzionale per il farmaceutico
Disponibile open-source per tutti i ricercatori del mondo, secondo i ricercatori, LLM4SD ha il potenziale per rivoluzionare il settore farmaceutico, facilitando la scoperta di nuovi farmaci. Con la sua capacità di analizzare e interpretare dati complessi, il modello può identificare composti promettenti e predire il loro comportamento biologico. Questo potrebbe portare a uno sviluppo più rapido di trattamenti efficaci e, in definitiva, a una migliore assistenza sanitaria.
“Siamo già completamente immersi nell’era dell’intelligenza artificiale generativa e dobbiamo iniziare a sfruttarla il più possibile per far progredire la scienza, assicurandoci al contempo di svilupparla in modo etico“, sottolinea il professor Geoff Webb, esperto di intelligenza artificiale e coautore della ricerca.