Smartphone, i giovani li usano fino a 6 ore al giorno

Studi recenti mostrano che la dipendenza da smartphone e social media sta alterando il benessere psicofisico dei giovani, con particolare impatto sulle adolescenti

Redazione
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L’uso diffuso di smartphone e social media ha trasformato profondamente la vita quotidiana, specialmente tra i giovani. Se da un lato queste tecnologie offrono innumerevoli opportunità di connessione e accesso immediato all’informazione, dall’altro emergono preoccupazioni crescenti riguardo ai potenziali rischi di dipendenza e agli effetti negativi sulla salute mentale e sul benessere psicofisico. Studi recenti, infatti, evidenziano come l’uso compulsivo di questi strumenti possa contribuire a fenomeni di isolamento, ansia, depressione e perdita di autostima, incidendo negativamente sulla qualità della vita e sulle capacità relazionali dei giovani. A confermarlo è anche una ricerca pubblicata sulla rivista Archives of Disease in Childhood.

Smartphone e social media creano dipendenza soprattutto tra le più giovani

Tra i principali dati emersi dallo studio vi è il fatto che a essere più dipendenti dagli smartphone sono soprattutto le giovani donne. Secondo le analisi, le adolescenti passano in media 6 ore al giorno utilizzando il telefono, arrivando a tenerlo in mano fino a oltre 110 volte al giorno.

Di queste, una su cinque (vale a dire circa il 17%) lo fa per utilizzare i social media. Nello specifico, delle 5,8 ore al giorno di media (pari a 350 minuti) circa 3,9 ore (231 minuti) sono dedicate ai social media.

Il risultato, da un punto di vista psicologico e non solo, è che chi trascorre più tempo sulle piattaforme di social media mostra livelli più alti di ansia, nonché un’immagine corporea peggiore, senza dimenticare un umore peggiore, maggiore stanchezza e (quasi per assurdo visto lo scopo dei social media) maggiori sensazioni di solitudine.

C’è poi un 20,5% (pari a una giovane donna su cinque) che usa lo smartphone per giocare per almeno 24 minuti al giorno. Infine, oltre un terzo (pari al 37%) ha totalizzato punteggi superiori alla soglia per una potenziale diagnosi di disturbo d’ansia.

Lo studio, realizzato da Silja Kosola dei Wellbeing Services County di Espoo (Länsi-Uudenmaan, Finlandia), ha coinvolto quasi 50 scuole superiori della zona coinvolgendo oltre 110 ragazze tra i 15 e i 16 anni.

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