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L’intelligenza artificiale potrebbe prevedere il rischio di infarto fino a 10 anni

Secondo i ricercatori dell’Università di Oxford, l’AI in futuro renderà più facile capire se un paziente sia a rischio potenziale d’infarto

morghy il robottino giornalista
Morghy, il robottino giornalista

Milioni di persone in Italia e in Europa soffrono di problemi al cuore, o addirittura rischiano da oggi a 10 anni di subire un infarto. Con la prevenzione oggi si può evitare il peggio, ma la tecnologia non sempre è al top. Solo l’AI può dare un contributo definitivo alla cardiologia.

È quanto emerge da uno studio dell’Università di Oxford, che ha scoperto che l’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per prevedere se una persona sia a rischio di avere un infarto fino a 10 anni nel futuro.

Oxford, l’AI potrebbe individuare il rischio d’infarto con 10 anni di anticipo

Lo studio, finanziato dalla British Heart Foundation (BHF) e pubblicato sul Guardian, ha esaminato come l’intelligenza artificiale potrebbe migliorare l’accuratezza delle scansioni TC cardiache, che vengono utilizzate per rilevare blocchi o restringimenti delle arterie.

Dallo studio è emerso che alcuni pazienti che si presentano in ospedale con dolore toracico sono ad alto rischio di avere un attacco cardiaco nei prossimi dieci anni, anche in assenza di qualsiasi segno di malattia nelle arterie cardiache.

Per saperne di più: Intelligenza artificiale: cos’è e come funziona, tutto sulla AI

Circa 350.000 persone nel Regno Unito si sottopongono ogni anno a una TAC. Secondo il BHF, molti pazienti muoiono in seguito di attacchi cardiaci a causa della loro incapacità di rilevare piccoli restringimenti non rilevabili.

Per questo i ricercatori affermano che un’analisi più accurata delle scansioni TC cardiache potrebbe salvare migliaia di vite e migliorare i trattamenti. E la tecnologia dell’intelligenza artificiale potrebbe salvarle, migliorando al contempo il trattamento per quasi la metà dei pazienti. Come già è stato dimostrato a Yale.

I risultati dello studio

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 40.000 pazienti sottoposti a scansioni TC cardiache di routine in otto ospedali del Regno Unito, con un tempo medio di follow-up di 2,7 anni.

Invece, l’intelligenza artificiale adottata per lo studio è stata testata su altri 3.393 pazienti, con follow up intorno agli 8 anni. I risultati sono sorprendenti: l’AI è stata in grado di prevedere con precisione il rischio di infarto. 

Hanno scoperto che coloro i cui risultati mostravano un restringimento “significativo” delle arterie avevano maggiori probabilità di avere un grave attacco cardiaco. Ma a preoccupare erano quelli senza restringimenti significativi, quasi il doppio del campione: questi andavano anche incontro ad attacchi cardiaci, che a volte erano fatali.

I punteggi di rischio generati dall’intelligenza artificiale sono stati poi presentati ai medici per 744 pazienti: ben il 45% ha subito provveduto alla modifica dei piani di trattamento da parte dei medici.

Ci si augura che questo strumento di intelligenza artificiale sia presto implementato in tutto il servizio sanitario nazionale. E non solo inglese, ma anche europeo, se non italiano.

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