Verdure nello spazio? Ma come, se non ci sono la gravità, il terreno, l’aria e tanto altro? Non è un problema per Space V, la startup che si propone come la rivoluzione dell’agritech spaziale.
Un agritech che guarda non solo alla Stazione Spaziale, ma anche alle future strutture abitative sulla Luna. E perché no su Marte. Ma vediamo in cosa consiste la sua rivoluzione.
Space V, la startup delle vegetables spaziali
Nata come spin-off dell’Università di Genova, con socio fondatore il primo astronauta italiano Franco Malerba, Space V si propone come sviluppatrice di speciali serre verticali perfette per coltivare le verdure (da qui la V di Space V) in ambienti stretti e difficili come può essere la Stazione Spaziale sopra le nostre teste a 400 km di altezza. O addirittura i primi moduli abitativi sulla Luna e su Marte.
Di recente, riporta Rai News, Space V ha ottenuto un finanziamento da Galaxia, il Polo nazionale di trasferimento tecnologico dell’Aerospazio. Procedendo così allo sviluppo e alla sperimentazione “sul campo”.
Ma come funziona? Sempre Rai News segnala come l’idea di Space V sia appunto relativa a delle serre in cui i ripiani adattano la loro altezza alla crescita di insalate, pomodori, basilico e altre colture. E questo grazie a un sistema meccatronico che li muove seguendo algoritmi di intelligenza artificiale.
Nella prospettiva di uno spazio dove ogni centimetro cubo di volume condizionato è vitale, diventano essenziali queste serre per poter coltivare vegetali freschi per il consumo umano. Addirittura il modello da loro creato consente di raddoppiare la resa rispetto a una serra normale, anche creando microclimi distinti per ogni ripiano.
Al momento queste serre sono in fase di sperimentazione, e il primo modello potrebbe essere pronta per il 2027. I risultati della ricerca saranno utili anche per le vertical farm terrestri. Un settore, sì, in forte sviluppo, ma ancora dai costi ancora elevati.
Ad aiutarla però c’è anche la startup Stam, che sta sviluppando un bioreattore che, accoppiato alla serra di Space V, potrebbe trasformarne gli scarti in fertilizzante.