Un’idea ambiziosa, tanto semplice quanto potente: trasformare la polvere della Luna in vetro per costruire pannelli solari. A riuscirci è stato un team dell’Università di Potsdam, guidato da Felix Lang, che ha mostrato come sia possibile creare direttamente sul suolo lunare un materiale chiamato moonglass. Derivato dalla regolite, la sabbia che ricopre il nostro satellite, il moonglass può sostituire il fragile e pesante vetro terrestre, oggi utilizzato per proteggere i pannelli solari. Il vantaggio principale? L’autonomia: non dover più trasportare materiali costosi dalla Terra riduce il peso fino al 99,4% e taglia i costi logistici quasi del tutto.
Moonglass, per pannelli solari resistenti alle radiazioni e stabili nel tempo
La novità si inserisce in un contesto in cui l’esplorazione spaziale punta sempre di più a basi permanenti, e in cui l’energia è una delle risorse chiave per garantire sopravvivenza e operatività. Unire la produzione in situ alla straordinaria efficienza della perovskite, un materiale fotovoltaico di ultima generazione, ha permesso agli scienziati tedeschi di ottenere celle solari leggere, performanti e costruibili direttamente sulla Luna.
Uno dei principali limiti dei pannelli solari nello spazio è la degradazione sotto l’effetto delle radiazioni cosmiche. Il vetro tradizionale tende a scurirsi, riducendo il passaggio della luce e quindi l’efficienza nel tempo. Il moonglass, invece, è naturalmente colorato e molto più resistente all’imbrunimento causato dalle radiazioni, un vantaggio notevole per applicazioni in ambienti privi di atmosfera protettiva come la Luna.
Felix Lang e il suo team hanno osservato come le celle costruite con moonglass e perovskite risultino più stabili e meno soggette a deterioramento, prolungando così la durata dei pannelli e riducendo la necessità di manutenzione o sostituzioni frequenti. In un ambiente estremo e isolato come quello lunare, ogni elemento di affidabilità diventa cruciale per la sostenibilità di una colonia.
Una produzione semplice e adattabile alla gravità lunare
Uno degli aspetti più sorprendenti di questa innovazione è la facilità con cui può essere realizzata direttamente sulla Luna. Per fondere la regolite non servono strutture complesse: bastano lenti in grado di concentrare la luce del Sole e raggiungere le temperature necessarie alla fusione. Il vetro che si ottiene non richiede ulteriori purificazioni e può essere impiegato subito per la creazione dei pannelli, combinato con strati sottili di perovskite molto più economici rispetto ai materiali solitamente usati nei pannelli terrestri.
Questa semplicità apre la strada a una produzione scalabile in situ, adatta a sostenere anche insediamenti di grandi dimensioni. L’energia ottenuta potrebbe alimentare habitat, laboratori, sistemi di comunicazione e perfino la produzione di carburante, integrandosi con altre tecnologie già esplorate per l’estrazione dell’acqua o la costruzione di edifici lunari.
Pur essendo necessari ulteriori esperimenti in condizioni lunari autentiche, gli scienziati si mostrano fiduciosi. Con l’interesse crescente da parte di agenzie spaziali e aziende private per insediamenti permanenti sulla Luna, soluzioni come queste potrebbero rivelarsi fondamentali per la creazione di infrastrutture energetiche autonome. Come sottolineato da Lang nella ricerca pubblicata sulla rivista Device:
“Abbiamo già esplorato modalità per estrarre acqua da utilizzare come carburante e per costruire abitazioni con mattoni lunari. Ora possiamo anche trasformare la polvere lunare in pannelli solari, offrendo l’energia necessaria per una futura città sulla Luna”.