Negli ultimi anni, il settore della moda è stato spesso accusato di contribuire in modo significativo alla crisi dei rifiuti globali. Tuttavia, un recente studio pubblicato su Science Advances ha presentato un’innovativa tecnica di riciclo chimico che potrebbe cambiare le carte in tavola. Questo metodo consente di scomporre i tessuti sintetici in molecole riutilizzabili, aprendo la strada a nuove soluzioni per affrontare lo spreco di tessuti.
La crisi dei rifiuti tessili negli Stati Uniti
I rifiuti tessili rappresentano una sfida crescente nel mondo, e soprattutto negli Stati Uniti. Secondo i dati dell’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA), nel 2018 sono stati generati 17 milioni di tonnellate di tessili, corrispondenti al 5,8% dei rifiuti solidi municipali (MSW). Di questi, solo il 14,7% è stato riciclato, mentre la maggior parte è stata smaltita in discarica o incenerita. I capi d’abbigliamento e le calzature, in particolare, hanno un tasso di riciclo di appena il 13%.
Tra l’altro, l’incenerimento dei tessuti genera ulteriori problemi ambientali, come le emissioni di gas serra e la produzione di microplastiche che finiscono negli oceani, anche perché la maggior parte dei tessuti misti, che combinano fibre naturali e sintetiche, è difficilmente riciclabile con i metodi meccanici tradizionali.
Uno dei principali ostacoli nel riciclo dei tessuti è infatti la complessità dei materiali utilizzati. Molti capi d’abbigliamento sono costituiti da una combinazione di cotone e fibre sintetiche come il poliestere. Separare efficacemente questi materiali con i metodi tradizionali è ancora oggi molto difficile, e tutto ciò porta a un recupero limitato e a una qualità del prodotto riciclato inferiore.
La svolta del riciclo chimico
Per superare queste difficoltà, il team di ricerca ha sviluppato una tecnica di riciclo chimico basata sulla glicolisi. Questo processo permette di scomporre i tessuti sintetici in blocchi di costruzione molecolari riutilizzabili, senza compromettere le fibre di cotone presenti nei tessuti misti.
La tecnica ha mostrato risultati sorprendenti: fino al 90% dei tessuti in poliestere è stato convertito in BHET, una molecola essenziale per la produzione di nuovi tessuti in poliestere. Inoltre, il processo è stato ottimizzato per funzionare in soli 15 minuti: un miglioramento significativo rispetto ai metodi convenzionali che richiedono giorni.
Un altro aspetto positivo del nuovo metodo è la sua capacità di trattare una vasta gamma di composizioni tessili, inclusi materiali misti come poliestere, cotone, nylon e spandex. Anche i tessuti con composizioni sconosciute hanno risposto bene al trattamento, dimostrando la versatilità del processo.
Nonostante i risultati promettenti, permangono alcune sfide. I tessuti tinti o trattati chimicamente potrebbero produrre quantità inferiori di BHET, riducendo così l’efficacia del riciclo. Serviranno pertanto ulteriori ricerche per ottimizzare il processo e migliorare i risultati con tutti i tipi di tessuto.
Lo studio Chemical recycling of mixed textile waste è disponibile online sul sito della rivista scientifica Science Advances.