Google sta lanciando una nuova funzionalità per i clienti di Google Workspace, ovvero di bloccare i file inseriti nel servizio Google Drive, il cloud gratuito (se versione base) per tutti gli utenti.
Limitare un file in Google era già qualcosa che potevi fare con l’API di Google Drive, ma con questa nuova modifica ora è tutto più semplice e sicuro.
Google Workspace ti protegge i file di Drive col blocco automatico
Google Workspace permetteva da tempo il blocco dei file di Drive, ma solo in caso di approvazioni dei file : una funzionalità simile che ti consente, ad esempio, di richiedere l’approvazione per una bozza bloccata dalle modifiche per tutti, indipendentemente dal fatto che abbiano un editor.
La differenza fondamentale qui sembra essere che da ora puoi bloccare il file in qualsiasi momento semplicemente facendo clic con il pulsante destro del mouse, andando su Informazioni sul file e selezionando “Blocca”. Mentre un file è bloccato, nessuno con alcun livello di accesso può apportare modifiche, commenti o suggerimenti; essenzialmente, è in modalità di sola lettura finché non lo sblocchi.
Di recente, però, l’azienda ha scritto in un post sul blog annunciando il cambiamento che il blocco dei file ha iniziato ieri a essere implementato sui domini a rilascio rapido e lo farà nei prossimi 15 giorni, mentre quelli sui domini a rilascio programmato inizieranno a vederlo il 20 settembre.
Altre funzionalità da Workspace
Google ha aggiunto molte funzionalità a Workspace, come Duet AI, che porta l‘assistenza dell’intelligenza artificiale alla sua suite di lavoro d’ufficio, o funzionalità più banali come il supporto nativo della firma elettronica. Ultimamente l’azienda ha fatto molto per i suoi prodotti per la produttività mentre cerca di raggiungere Microsoft, in particolare nello spazio dell’intelligenza artificiale.
Sono tutte soluzioni che potrebbero avere un ottimo successo, a patto che l’azienda riesca a garantire sicurezza e qualità immutate da oggi in avanti, senza incombere in decisioni incresciose come mettere all’improvviso servizi base in Premium, come accaduto a Spotify.