Cybercrime: Italia quarta per attacchi ransomware, agli hacker piace il Made in Italy

Il nostro Paese tra i più colpiti in Europa dagli attacchi ransomware. Preso di mira il manifatturiero

Redazione
Cybercrime: cybersecurity, sicurezza informatica

È allarme cybercrime. Pare proprio che l’Italia piaccia a tutti, anche agli hacker che hanno fatto balzare il Bel Paese quarto in Europa per il maggior numero ti attacchi ransomware ricevuti, appena dietro a Regno Unito, Francia e Germania. Questi dati, come riporta l’Ansa, si evincono dalla classifica stilata da Mandiant, società parte della nota azienda di sicurezza informatica FireEye che, alcuni ricorderanno, essa stessa sfortunatamente coinvolta nel grave attacco informatico subito dalla SolarWinds nel dicembre 2020, utilizzata da ponte per infettare i suoi clienti durante gli aggiornamenti di sistema rilasciati.

La ricerca dunque non solo indica i Paesi europei presi di mira dal cybercrime, ma allarga lo sguardo a tutta l’area Emea, che comprende Europa, Africa e Medio Oriente, rivelando che proprio i ransomware rappresentano la tipologia di cyber attacco maggiormente in aumento, con un +422% tra febbraio 2020 e maggio 2021. Il manifatturiero è al primo posto tra i settori presi di mira, seguito dai servizi legali e professionali, retail e industria ingegneristica.

Cosa ci ha reso così vulnerabili al cybercrime

Ma come riescono i ransomware a bucare tutti questi sistemi? Una risposta ci viene fornita questa volta da una società italiana di sicurezza informatica, la Yoroi, nel suo Cyber Security Report 2021, che afferma: “Se da un lato l’accelerazione della digitalizzazione è stata fondamentale per la maggior parte delle aziende per garantire la sopravvivenza dell’operatività aziendale durante il lockdown causato dalla pandemia, dall’altro ha consentito l’ampia diffusione di questo tipo di attacchi basati su malware avanzati. Infatti, a causa dell’indebolimento del perimetro di rete e del numero massiccio e improvviso di cambiamenti nell’infrastruttura IT, i reparti IT hanno faticato a tenere il passo con i controlli di sicurezza”. Alla massa di dati da gestire, bisogna aggiungere che ” Il 75,6% di file malevoli utilizzati per attaccare l’organizzazione sono malware zero-day e malware appena conosciuti che hanno una possibilità non trascurabile di aggirare i tradizionali perimetri di sicurezza”.

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