Nell’ultimo periodo vi è stata una crescita vertiginosa degli attacchi informatici sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Andando a vedere nel dettaglio, secondo quanto riporta il rapporto Clusit, nel primo semestre 2021, gli attacchi gravi con effetti importanti sono il 49%, quelli devastanti il 25%, quelli con impatto significativo il 22% e quelli con impatto basso solo il 4%. Numeri che portano gli attacchi più gravi, denominati come Critical e High, al 74%. Un aumento importante se si pensa che nel 2020 il dato si attestava intorno al 62%.
Attacchi informatici: la situazione
Da un punto di vista geografico, le vittime degli attacchi informatici del primo semestre 2021 rimangono pressoché invariate in America e zone asiatiche mentre aumentano sensibilmente in Europa passando dal 15% al 25%. Tra le categorie maggiormente colpite dagli hacker vi sono: “Transportation / Storage” (+108,7%), “Professional, Scientific, Technical” (+85,2%) e “News & Multimedia” (+65,2%), seguite da “Wholesale / Retail” (+61,3%) e “Manufacturing” (+46,9%). Aumentano anche gli attacchi verso le categorie “Energy / Utilities” (+46,2%), “Government” (+39,2%), “Arts / Entertainment” (+36,8%) ed “Healthcare” (+18,8%).
I profili più richiesti nella cybersecurity
Per cercare di far fronte e arginare quanto più possibile la situazione, crescono anche le richieste di figure professionali che operano proprio nel campo della cybersecurity. Secondo quanto riportato da Ansa, infatti, pare che siano tre i profili professionali più richiesti: simulatore di attacchi informatici, hacker etico, analista di scenari. Reperire queste figure non è però così semplice nel nostro Paese: secondo una ricerca condotta da ManpowerGroup il livello di difficoltà nella ricerca dei lavoratori si attesta intorno al 76%, spingendo le aziende ad affidarsi principalmente agli head hunter.