Blockchain: cos’è e come funziona, tutto sulla catena di blocchi

Che cos’è la blockchain, i suoi usi dal mondo della finanza alla vita di tutti i giorni passando per la NFT Art

Arianna De Felice
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La pandemia non frena lo sviluppo della blockchain. Tra il 2016 e il 2020, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano (qui per approfondimenti), sono stati 1.242 i progetti proposti a livello internazionale da aziende e pubbliche amministrazioni, senza contemplare i progetti di mini startup o singoli. Di questi, ben 734 sono rimasti dei semplici annunci e 508 sono diventati progetti concreti.  Sono 267 le iniziative avviate nel 2020, 70 annunci e 197 progetti concreti, di cui 83 operativi e il resto sperimentazioni o proof of concept. Il rapporto fra annunci e progetti concreti è nettamente a favore dei secondi, segno che il settore sta maturando. L’Italia, con 18 progetti rilevanti nel 2020, è rimasta tra i paesi attivi, ma con un calo del 23% di investimenti, che si sono fermati a solo 23 milioni di Euro. Il comparto finanziario si conferma quello più attrattivo per questa tecnologia innovativa assorbendo il 58% degli investimenti, seguito da agroalimentare (11%), utility (7%) e Pubblica Amministrazione (6%).

Cos’è la blockchain in parole semplici?

La tecnologia blockchain è stata delineata per la prima volta nel 1991 da Stuart Haber e W. Scott Stornetta, due ricercatori che volevano implementare un sistema in cui i time stamp (ora di deposito) dei documenti non potessero essere manomessi. Ma è stato solo quasi due decenni dopo, con il lancio di Bitcoin nel gennaio 2009, che la blockchain ha avuto la sua prima applicazione nel mondo reale. Ma che cos’è la blockchain? Ebbene, in poche parole, si tratta di un database anche se in realtà è molto più complicato di così. La differenza fondamentale tra un database normale e la blockchain infatti è il modo in cui vengono strutturati i dati. In questo caso le informazioni vengono raggruppate in blocchi, ciascuno con una determinata capacità di archiviazione e, una volta riempito il blocco, allo stesso viene associato un identificativo chiamato hash il quale verrà inserito nel blocco successivo concatenandosi e formando una vera e propria catena di dati. Da qui il termine blockchain. Una volta che questi dati vengono chiusi in blocchi che sono a loro volta uniti tramite hash, la catena diventa non modificabile rendendo così praticamente impossibile imbrogliare il sistema. In più, questo database fatto di blocchi non risiede in un solo computer ma è duplicato in migliaia di computer che vengono chiamati nodi della blockchain. Anche se si riuscisse a distruggere o hackerare uno o più nodi, tutti gli altri conserverebbero le informazioni originali. Un database decentralizzato gestito da più partecipanti è noto come Distributed Ledger Technology (DLT).

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Quante blockchain esistono?

Esistono tre tipologie di blockchain: permissionless, permissioned e private.

  • Blockchain pubbliche o permissionless sono quelle di maggiore valore. Queste non richiedono alcuna autorizzazione per accedere alla rete di nodi. La struttura si dice quindi pubblica perché è completamente decentralizzata e non vi è nessuno che limita gli accessi né può controllare, modificare o eliminare le informazioni. E’ però l’architettura stessa delle informazioni in blocchi crittografati e la duplicazione di questi che rende sicuro il sistema, permettendo a tutti di scrivere, ma mai di sovrascrivere o cancellare. Di questo gruppo fanno parte, ad esempio, Bitcoin ed Ethereum.
  • Blockchain permissioned, nota anche come blockchain consortile. Al contrario della precedente, qui vi è un’autorità consortile che ne delimita gli accessi e che definisce i ruoli dei vari utente. E’ qui che si introduce il concetto di governance e centralizzazione;
  • Blockchain privata sono quelle gestite da un solo attore, ad esempio una società o un ente. Sebbene vi siano molte caratteristiche simili con la permissioned, in questo caso, si parla di reti private e non visibili che sacrificano sicurezza, immutabilità e decentralizzazione in cambio di spazio di archiviazione, velocità di esecuzione e riduzione dei costi.

A cosa servono le blockchain pubbliche?

Le blockchain pubbliche o permissionless hanno tre applicazioni principali:

  • La rappresentazione e il trasferimento di valore digitale in modo decentralizzato, cioè senza un garante (ad esempio senza una banca); questo è il caso delle criptovalute e degli NFT.
  • L’automazione di contratti in modo decentralizzato; cioè senza un garante (ad esempio senza una giudice); questo è il caso degli smart contract.
  • La notarizzazione delle informazioni in modo decentralizzato; cioè senza un garante (ad esempio senza un notaio); questo è il caso del time stamping e della verifica di originalità.

Anche le blockchain permissioned e private rendono possibile le tre funzioni, ma senza una vera decetralizzazione, cioè senza una completa indipendenza da uno o più gestori, che possono interferire con le funzioni stesse, diventando di fatto dei garanti, benché diversi da quelli del passato.

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Cosa sono le criptovalute?

Secondo il vocabolario “criptovaluta” deriva dal termine inglese cryptocurrency e sta a significare una rappresentazione digitale di valore basata sulla crittografia. In sostanza, le criptovalute sono delle monete virtuali decentralizzate ovvero che non rientrano sotto il controllo di governi o istituti finanziari e non hanno bisogno di intermediari per essere scambiate.

Quali sono le criptovalute principali?

Il Bitcoin è sicuramente la moneta virtuale più nota, ma non è certo l’unica. L’elenco delle criptovalute è ampio, ma queste sono le principali: Bitcoin, Ethereum, Binance Coin, Ripple. Bitcoin Cash, Dash Coin, Litecoin, Monero, Chainlink, Algorand.

Esistono però migliaia di altri coin pensati per specifici compiti o progetti, questi vengono chiamati utility coin, in Italiano coin di utilità, perché hanno uno specifico utilizzo. Tra i tanti esempi possibili di applicazione degli utility coin non poteva certo mancarne uno in ambito green. La blockchain infatti può essere utile a diversi scopi, dalla riduzione dello spreco alimentare, fino ad incentivare l’utilizzo di comportamenti sensibili. Un esempio concreto? EcoCoin, una moneta che premierà i cittadini che ricicleranno in maniera corretta i rifiuti.

Dove comprare le criptovalute? Ovvero cosa sono gli exchange di cripto valute e quali sono i migliori?

Essendo le criptovalute un prodotto non regolamentato in molti paesi, non è ancora possibile acquistarle dalle banche o dagli e-commerce tradizionali. Le piattaforme online su cui si possono comprarle e venderle si chiamano exchange. Una volta scambiato il denaro con la moneta virtuale, si crea un wallet, ovvero un portafoglio elettronico, simile a un conto corrente. Questo può essere custodito dall’exchange stesso o può essere custodito direttamente dalle persone, che in un certo senso diventano banca di sé stessi. Ecco un breve elenco dei migliori exchange: Coinbase (ottimo per cominciare), Coinbase Pro, Kraken, Bitstamp, Bittrex (per chi vuole fare trading), Binance (per chi cerca anche derivati sulle critovalute). Esistono anche degli operatori italiani come Young Platform e The Rock Trading.

Si può già fare acquisti in criptovalute?

Molte criptovalute non sono idonee ad essere usate come moneta per piccoli acquisti, ma più come forma di investimento o di conservazione di valore. Quando invece si parla di acquisti di un certo rilievo e magari tra operatori in differenti continenti, allora anche il Bitcoin può essere considerato un mezzo di pagamento. Infatti ormai sono sempre di più le realtà che accettano criptovalute direttamente.

Alcuni casi da citare sono Time Magazine che ha recentemente annunciato la possibilità di pagare gli abbonamenti digitali con le criptovalute e Sotheby’s, che ha messo all’asta un diamante da 101 carati che è stato venduto lo scorso luglio per oltre 12 milioni di dollari in cripto. Vi sono anche alcune e-commerce che sono stati realizzati appositamente per utilizzare i Bitcoin come Spendabit e SpendBitcoin.

Infine, volendo spendere cripto nella vita quotidiana, si può utilizzare delle carte prepagate che possono essere ricaricate in criptovalute e poi usate per gli acquisti di tutti i giorni in valuta tradizionale. Molti exchange già emettono questo tipo di carte per i loro clienti.

Cosa sono i Bitcoin ATM?

Tutti avremo usato almeno una volta un ATM, quello che in Italia viene chiamato Bancomat, per prelevare, depositare o effettuare altre operazioni. Nel caso dei Bitcoin, si utilizzano invece Bitcoin ATM. Qui vengono erogati i Bitcoin ma, in alcuni casi, anche le altre cripto. Ovviamente trattandosi di una moneta virtuale non riceverete banconote o monete ma coin da caricare sul vostro wallet. Il primo Bitcoin ATM è stato installato in Canada, ma sono ormai sparsi in tutto il mondo.

Il Bitcoin è legale?

Nella gran parte dei paesi non esiste una legislazione in merito al Bitcoin, quindi si può dire che non sono “illegali”, ma non si può neanche dire che siano “legalmente riconosciuti”. Però le cose stanno cambiando, a dimostrare l’importanza del Bitcoin e la sua inarrestabile crescita, ci ha pensato El Salvador. Il parlamento ha infatti approvato da poco la scelta di legalizzare i Bitcoin, rendendo così questo paese il primo al mondo che utilizzerà la cripto come moneta a corso legale.

A poca distanza da questo annuncio, è arrivata anche la città americana di Miami, che presto lancerà il Miami Coin, la sua moneta virtuale.

Infine, sembra che anche Cuba si appresti a regolamentare le criptovalute.

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Cosa sono gli NFT?

Gli NFT (Non Fungibile Token) sono dei certificati digitali registrati sulla blockchain, unici e inimitabili. Un NFT infatti non sarà mai uguale a un altro per quanto possa sembrare simile ed è proprio questo che li differenzia dalle criptovalute. Quello degli NFT è un mercato talmente interessante che i suoi numeri sono in continua crescita. Nel secondo trimestre del 2021, infatti, ha sfiorato il valore di 2,5 miliardi di dollari. Una cifra certamente interessante, specie se confrontato con i 13,7 milioni di dollari registrati nella prima metà del 2020.

NFT Art: crypto Art, crypto Artist e NFT Marketplace

Sebbene esistano diverse applicazioni degli NFT, la più nota è senza dubbio la NFT Art, ovvero quella relativa al mondo dell’arte. In sostanza si parla di crypto artist che creano delle crypto art digitali che vengono chiuse dentro un NFT e quindi vendute e acquistate utilizzando le criptovalute sugli NFT Marketplace come OpenSea, SuperRare, Binance e altri.

La crypto Art è stata utilizzata anche a fin di bene per cercare di raccogliere fondi, ad esempio per aiutare la Sardegna durante i terribili incendi dell’estate 2021. A pensarci sono stati artisti come Antonio Marras e gli Hackatao che, insieme ad altri artisti internazionali, hanno unito passione per la cryptoart e amore per la Sardegna.

Esempi di NFT

Esistono alcuni esempi di NFT Art talmente apprezzati che valgono davvero una fortuna.

Il Non Fungible Token più costoso mai venduto? “Everydays: the First 5000 Days” di Beeple, battuto all’asta alla cifra di 69,3 milioni di dollari. C’è poi l’NFT del World Wide Web venduto all’asta a Sotheby’s per oltre 7,27 milioni di dollari. E sempre da Sotheby’s è stato venduto all’asta un NFT CryptoPunk per 11,8 milioni di dollari.

Cosa sono gli Smart Contract?

Sono chiamati smart contract delle applicazioni software che si appoggiano ad alcune blockchain e permettono l’esecuzione automatica di contratti senza che nessuna parte contraente o terza parte possa interferire. Un esempio classico sono le assicurazioni automatiche, come le polizza che riconosce un indennizzo in caso succeda un determinato evento (ritardo di un volo, grandine su un raccolto, ecc.). Lo smart contract legge da una fonte certa (chiamata oracolo) l’accadimento e liquida in automatico l’indennizzo senza che nessuno possa interferire.

La prima blockchain a permettere gli smart contract è stata Ethereum, adesso ce ne sono varie altre.

L’utilizzo di smart contract è importante in casi in cui manca fiducia fra le parti e un intermediario sarebbe troppo oneroso. Al contrario, in un contesto dove la fiducia non è un problema, ad esempio quando il sistema è gestito internamente a una società, la stessa funzione può essere svolta da software molto più semplici.

Cosa è la Notarizzazione in Blockchian?

Con notarizzazione in blockchain si intende la cristallizzazione di una informazione (come un report, un contratto, un’opera di ingegno) definendone un’ora certa di deposito (time stamping) e un contenuto certo, il tutto utilizzando la blockchian invece che il più tradizionale deposito presso un notaio o un terzo certificatore (ufficio brevetti, agenzia di gestione diritti d’autore, società di certificazioni tecniche, ecc.). Vista la non corruttibilità delle informazioni depositate in blockchain, questa diventa il custode digitale più sicuro del mondo. 

Sono tantissime le applicazioni che si basano su questa funzione della blockchain. Nel settore del food diverse catene della grande distribuzione, tra le quali anche Carrefour, stanno puntando sulla blockchain per garantire la tracciabilità degli alimenti. Dalla Campania arriva invece il primo esempio di pasta certificata in blockchain. E ancora, nel settore della musica è Siae che decide di esplorare le possibilità della tecnologia per aumentare la protezione della creatività.

Le applicazioni della notarizzazione in blockchain sono veramente infinite anche per piccole aziende, professionisti e persone fisiche. A offrire questo servizio a tutti ha pensato una azienda italiana, Notarify.io, che ha realizzato una piattaforma di facilissimo utilizzo e grandissima utilità.

Federico Morgantini Editore