Microplastiche, la soluzione “biologica” per rimuoverle dalle acque reflue

La soluzione proposta dall’Imperial College contro le microplastiche è davvero speciale. Ecco di cosa si tratta

Redazione

Tessuti sintetici, pneumatici e tanto altro vanno a comporre le microplastiche che ormai troviamo ovunque, soprattutto nelle acque reflue. Queste minuscole particelle di plastica, inferiori a 5 mm, sono contaminanti ambientali altamente pervasivi, e pertanto molto pericolosi. Per fortuna che all’orizzonte c’è qualche soluzione, come quella in fase di sviluppo da parte dell’Imperial College di Londra. Una soluzione a base di enzimi e microbi.

Microplastiche e acque reflue, l’allarme dell’IMSE

In un recente documento informativo dell’Istituto per la Scienza e l’Ingegneria Molecolare (Institute for Molecular Science and Engineering, IMSE) è emersa una situazione abbastanza preoccupante riguardo alle microplastiche. Sempre più presenti nelle acque reflue domestiche e nei campi agricoli, queste plastiche si degradano in maniera estremamente lenta, con tempi di decomposizione che vanno da 10 a 10.000 anni.

Tempi talmente lunghi che, riporta il documento, sono state individuate concentrazioni elevate nei campi trattati con fanghi di depurazione provenienti dagli appositi impianti di depurazione. Sono concentrazioni che stanno persistendo da decenni, e che permettono ancora oggi di inquinare direttamente anche i prodotti di questi campi.

Da qui l’allarme dell’IMSE: servono nuove regolamentazioni e una legislazione capace di affrontare adeguatamente gli impatti ambientali e sulla salute delle microplastiche. Anche perché stabilire concentrazioni sicure e comprendere i loro effetti sulla salute umana sono passi fondamentali verso una regolamentazione efficace.

La soluzione dell’Imperial College

Nel frattempo, però, qualche soluzione potrebbe essere utile per ridurre la presenza delle microplastiche nelle acque reflue. Come quella proposta dal team di ricerca del Dr. Jimenez Zarco (Imperial College), che prevede l’integrazione di microbi ed enzimi nei processi di trattamento delle acque reflue. In particolare, l’uso di esterasi, enzimi microbici capaci di degradare il poliestere.

Questo metodo ha mostrato un notevole potenziale in ambienti di laboratorio, e la ricerca attuale si sta concentrando di recente sull’ottimizzazione di questi microbi e sulla produzione in larga scala di enzimi.

Sebbene le soluzioni biotecnologiche offrano speranze, ridurre l’immissione di microplastiche nelle acque reflue rimane cruciale. Strategie di prevenzione, come il miglioramento dei processi di produzione tessile e la promozione dell’uso di fibre naturali, possono ridurre significativamente il volume di microplastiche che entrano nell’ambiente.

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