Due robot Made in Italy alla sfida mondiale degli avatar robotici

Sono 17 i team finalisti dell’Ana Avatar X Prize tra i quali si posizionano anche due robot Made In Italy

Redazione
Robot IIT vincitori

Il mondo della robotica in Italia è sempre più in crescita con risultati importanti. A dimostrarlo è anche il fatto che due robot italiani si sono posizionati tra i finalisti dell’Ana Avatar X Prize, la gara mondiale degli avatar robotici comandati a distanza. L’obiettivo finale della sfida è quello di sviluppare un umanoide attraverso il quale l’operatore possa vedere, sentire e interagire con l’ambiente da remoto.

La sfida

La sfida finale, che coinvolge 17 team provenienti da 10 Paesi di tutto il mondo, si svolgerà a Los Angeles dal 1 al 6 novembre 2022. Per l’Europa, oltre all’Italia, vi sono la Francia, la Germania e l’Olanda. A loro si aggiungono poi cinque gruppi americani, due della Corea del Sud e due giapponesi, insieme ad altri provenienti da Messico, Singapore e Regno Unito.

Durante le giornate i robot gareggeranno tra di loro svolgendo compiti di vita quotidiana: dall’aprire una bottiglia fino a completare un puzzle. La particolarità è che ogni sfida verrà comunicata con un preavviso di pochi giorni dando, quindi, poco tempo al robot per allenarsi. Infine, a comandarli, non sarà chi l’ha progettato la una persona esterna.

Il vincitore conquisterà il titolo di miglior avatar robotico e il premio in denaro di 8 milioni di dollari che verrà suddiviso tra i primi tre classificati.

I due robot Made in Italy finalisti

I due robot Made in Italy finalisti, entrambi realizzati dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) sono AlterEgo e iCub 3.

Come spiega l’IIT, AlterEgo, sviluppato insieme all’Università di Pisa, è un robot semi-antropomorfo, progettato per un’interazione sicura ed efficace con l’ambiente, alto circa 120 cm, dotato di una parte superiore del corpo umanoide e di una piattaforma mobile su due ruote. Come suggerisce il suo stesso nome, il robot agisce come un alter ego dell’operatore che, grazie a dispositivi di controllo immersivi come visore e joystick, riesce a vedere attraverso gli occhi del robot e a utilizzarne il corpo, tele trasportando le sue competenze e capacità per esplorare ambienti pericolosi e remoti, come luoghi colpiti da terremoti; per fornire assistenza alle persone, per esempio nelle corsie degli ospedali; o svolgere compiti di ispezione e manutenzione nelle fabbriche. AlterEgo è dotato di mani robotiche in grado di aprire maniglie e prendere oggetti anche delicati, attraverso controlli molto semplici. Il team è guidato da Manuel G. Catalano, ricercatore IIT del laboratorio Soft Robotics for Human Cooperation and Rehabilitation. iCub 3, invece, con fattezze di un adolescente, alto 1 metro e 25 per 52kg di peso, progettato e realizzato da ricercatori e ricercatrici del laboratorio Artificial and Mechanical Intelligence per essere l’avatar fisico degli esseri umani, mettendo alla prova il controllo virtuale in remoto delle sue capacità di muoversi nello spazio, manipolare oggetti, percepire stimoli e interagire verbalmente e fisicamente con persone e ambiente. iCub 3 infatti, riproduce i comandi che l’operatore gli impartisce a distanza grazie al sistema definito di tele – esistenza sviluppato da IIT con ritardo di comunicazione di circa 25 millisecondi, utilizzando una comune fibra ottica. iCub 3 è dotato di gambe, ha mani attuate e sensorizzate capaci di afferrare oggetti e restituire la sensazione all’operatore umano, le braccia sono rivestite di pelle artificiale sensibile al tocco che viene trasmesso all’operatore. Il volto di iCub 3 è arricchito di led che mimano fedelmente le espressioni del volto dell’operatore, ha telecamere mobili al posto degli occhi per guardarsi intorno, microfoni nelle orecchie e altoparlanti dietro la bocca per ricevere e trasmettere segnali vocali e interagire con terzi. È equipaggiato di batteria che garantisce circa un’ora di autonomia. Le applicazioni riguarderanno diversi ambiti, come ad esempio l’assistenza sanitaria e la logistica. Inoltre, in futuro il sistema potrebbe consentire a persone con gravi disabilità fisiche di lavorare e compiere azioni nel mondo reale attraverso un corpo robotico, un potenziale passo avanti per le tecnologie abilitanti e di inclusione. Il team è guidato da Daniele Pucci, ricercatore IIT, Responsabile del laboratorio Artificial and Mechanical Intelligence.

Federico Morgantini Editore

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