In Italia calano gli abbonamenti ai servizi di streaming video

Secondo i dati del report di Deloitte “Digital Consumer Trends Survey 2023” gli abbonamenti streaming in Italia calano del 3%

Redazione
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Il mondo dello streaming a pagamento cala in Italia dopo un periodo d’oro dovuto anche al periodo pandemico. A confermarlo sono i dati del report di Deloitte “Digital Consumer Trends Survey 2023” con focus Italia su televisione tradizionale, smart e servizi streaming video.

Lo streaming in Italia

In Italia il 68% degli adulti italiani ha un abbonamento ad almeno uno dei principali servizi streaming video. Un numero che supera la maggioranza ma che segna un calo del 3% rispetto al 2022. A utilizzare questi servizi sembrano essere soprattutto i giovani ossia l’89% tra i 18 e i 24 anni contro il 49% tra i 65 e i 75 anni.

Una decrescita dovuta sia allo sviluppo delle smart TV (+2% sul 2022 e +24% rispetto gli ultimi cinque anni) sia all’offerta di servizi di streaming video gratuiti, oggi ampiamente diffusi e con appena il 13% degli adulti in Italia che dichiara di non farne utilizzo. Mantengono un peso anche i servizi di Pay TV (via satellite o via cavo) e i servizi di sport broadcast – utilizzati dal 17% e dal 18% degli italiani rispettivamente – che vanno anche questi ad arricchire l’offerta di contenuti video a disposizione degli utenti. Nel complesso, i nuovi sottoscrittori dei servizi a pagamento negli ultimi tre anni hanno registrato un calo, passando dal 21% nel 2021 al 16% nel 2023.

Infine va detto che il 29% degli account sulle tre principali piattaforme di streaming è condiviso, il 25% di chi ha accesso a questi servizi condivide il costo con qualcun altro e il 14% non paga per l’accesso, soprattutto tra le fasce più giovani. In caso di blocco, gli utenti sono disposti a pagare un account meno costoso ma con dei servizi pubblicitari.

Stiamo assistendo a un consolidamento delle strategie di monetizzazione delle piattaforme di streaming. Quest’ultime stanno limitando la condivisione degli account, rivedendo il proprio pricing, differenziando le tipologie di abbonamento e inserendo anche formule più economiche, ma supportate da contenuti pubblicitari, per ridurre i fenomeni di sharing. Ne deriva che il tema del budget da destinare a questi servizi rappresenta un fattore da tenere in considerazione, essendo ragionevole pensare che si andrà incontro a una razionalizzazione del mercato, secondo logiche di accentramento dell’offerta in capo ai principali player”, ha dichiarato Francesca Tagliapietra, Technology, Media & Telecommunications Leader di Deloitte Italia.

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