La geoingegneria climatica è qualcosa di cui ancora si sa poco, almeno per quanto riguarda lo sviluppo di sistemi che possano dare una svolta all’attuale riscaldamento globale di origine antropica. Per fortuna che la scienza progredisce giorno dopo giorno, come dimostra questo studio innovativo pubblicato su Science Advances.
In esso viene introdotto un nuovo concetto di geoingegneria volto a combattere il cambiamento climatico disidratando l’atmosfera superiore. In soldoni, si prevede l’uso di aerei ad alta tecnologia per iniettare particelle di ghiaccio nell’aria, a circa 11 miglia di altezza, appena sotto la stratosfera. In pratica togliere il vapore acqueo. Ma vediamo meglio lo studio.
Geoingegneria climatica, vapore acqueo per ridurre il riscaldamento globale
Guidato dal fisico del Chemical Sciences Lab del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), Joshua Schwarz, questo metodo (ancora in fase concettuale) ha il potenziale per garantire un significativo sulla gestione del cambiamento climatico globale.
L’idea ruota attorno alla sistematica disidratazione della stratosfera che, secondo Schwarz e il suo team, potrebbe rappresentare un passo cruciale nella lotta alla crescente minaccia del cambiamento climatico.
Utilizzando il sistema di cloud seeding, oggi in uso, basterebbe disperdere ad alta quota particelle che facilitano la formazione delle nuvole. Così da diminuire la concentrazione di vapore acqueo oltre i 9-17 km di altezza. Se così non fosse, tutto quel vapore resta per anni sulla stratosfera, assorbendo calore dalla radiazione solare e riflettendolo sulla Terra.
Riporta Rinnovabili, già negli anni Novanta l’aumento di vapore acqueo in stratosfera ha contribuito al 30% dell’aumento della temperatura globale. Togliendo questo vapore grazie all’introduzione di particelle di ghiaccio nell’atmosfera superiore, si andrebbe a riflettere la luce solare lontano dalla Terra, riducendo così le temperature globali.
Pro e contro della geoingegneria climatica
La geoingegneria specializzata nella gestione della radiazione solare (SRM) è sempre stata oggetto di controversie a causa dei potenziali effetti collaterali imprevisti. Prendiamo il caso in questione.
Da un punto di vista positivo, la “deidratazione stratosferica intenzionale” prevedere l’utilizzo di triioduro di bismuto, un composto non tossico già impiegato per stimolare la nucleazione di ghiaccio nelle nuvole. Inoltre, si andrebbe a concentrare in un’area molto piccola, ma con effetti globali, dove le correnti ascensionali sono molto forti, come l’Australia. E si richiederebbe una quantità limitata di materiale: appena 2 kg a settimana, secondo i calcoli presentati nello studio.
Ma il rischio c’è. Potrebbe favorire la formazione di corpi nuvolosi come i cirri, che riflettono poco la radiazione solare ma assorbono molta radiazione infrarossa, immagazzinandola. E così anche non garantire i benefici sperati, anzi limitarli ancora di più. Riporta Rinnovabili, si stima che potrebbe ridurre solo l’1,4% del riscaldamento globale antropico cumulato dall’età industriale ad oggi.
Se questo studio ti interessa, ti suggeriamo di leggere il paper integrale pubblicato su Science Advances:
- Joshua P. Schwarz e al., Considering intentional stratospheric dehydration for climate benefits, Science Advances (2024), DOI: 10.1126/sciadv.adk0593