Il robot mutaforma che riesce a liquefarsi non è più solo nella fantascienza

Ecco il robot mutaforma capace di passare dallo stato liquido a quello solido. Il video mostra come riesce ad attraversare le sbarre

Redazione
robot mutaforma

Un team di ricercatori della Carnegie Mellon University e della Sun Yat-sen University di Hong Kong ha creato un robot mutaforma capace di solidificarsi e liquefarsi, come riporta il canale della BBC Science Focus.

Il video di un robot che passa da solido a liquido per fuggire da una gabbia, per poi riacquistare la sua forma originale una volta libero.
Crediti: Wang and Pan et al/ Carnegie Mellon University/ Sun Yat-sen University

Quando la realtà supera la fantasia

Nel classico di fantascienza del 1991 di James Cameron, “Terminator 2: Il giorno del giudizio”, l’iconico robot assassino che viaggia nel tempo interpretato da Arnold Schwarzenegger, il T-800, affronta un modello di nuova generazione, che si rivela alquanto difficile da disattivare o da eludere a causa del suo corpo di metallo liquido. Proprio come il terrificante T-1000, questo robot può passare rapidamente dallo stato liquido a quello solido e viceversa, riprendendo immediatamente la sua forma originaria.

Il robot capace di liquefarsi e solidificarsi

Sviluppato da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong guidato dal Prof. Chengfeng Pan in collaborazione con i ricercatori della Carnegie Mellon University, il robot è in grado di condurre elettricità ed è composto da gallio, un metallo con un punto di fusione molto basso (pari a 29,8 °C) e da particelle magnetiche, che gli permettono di muoversi. I primi risultati della ricerca, pubblicati sulla celebre rivista Matter, dimostrano che tali materiali potrebbero trovare applicazione in medicina, per veicolare direttamente dei farmaci, oppure per rimuovere oggetti estranei all’interno del corpo umano. “Quello che stiamo diffondendo sono solo dimostrazioni, ma saranno necessari molti più studi per capire come somministrare farmaci o per rimuovere oggetti estranei”, ha dichiarato uno degli autori dell’articolo, Carmel Majidi della Carnegie Mellon University.

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