La ricerca non si ferma in Sardegna. Presso il sito di Sos Enattos (Nuoro) arriva un nuovo progetto che si affiancherà idealmente all’Einstein Telescope: l’Earth Telescope. Se il primo si propone come il più grande rivelatore di onde gravitazionali che l’Italia si è candidata a ospitare, il secondo si presenta come un progetto che punta non al Cielo, ma alla Terra, ovvero al nucleo terrestre.
Cosa sono i due progetti Einstein Telescope ed Earth Telescope
La Sardegna si prepara a diventare un centro di eccellenza per la ricerca scientifica internazionale con questa inedita combinazione tra l’Einstein Telescope e l’Earth Telescope. Una straordinaria opportunità per esplorare sia l’origine dell’universo che il funzionamento interno della Terra.
Einstein Telescope
Il primo è il futuro osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione in Europa, che, riporta Avvenire, sarà in grado di osservare un volume di universo almeno 1000 volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione.
A livello tecnico, parliamo di un gigantesco interferometro sotterraneo triangolare che sarà collocato a una profondità tra i 100 e i 300 metri, così da isolarlo dalle onde sismiche. L’Einsten Telescope avrà un perimetro di circa 30 km e sarà composto da bracci lunghi 10 km, al cui interno saranno posti potentissimi specchi attraversati da un laser.
Il suo funzionamento è abbastanza semplice: se un’onda gravitazionale lo attraversa, i bracci cominceranno a oscillare. Proprio questa oscillazione viene rivelata dall’esperimento, anche se si tratta di un’infinitesima variazione rispetto alla posizione precedente.
Earth Telescope
Nel caso dell’Earth Telescope, parliamo di un progetto recentemente presentato a Roma durante un convegno organizzato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), al quale hanno partecipato rappresentanti dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
Con l’idea di creare una sinergia tra gli enti pubblici di ricerca impegnati nell’Einstein Telescope e le Università di Cagliari e Sassari, si propone di sviluppare l’Earth Telescope in combinazione con l’Einstein. Con esso, l’analisi di oggetti cosmici come le pulsar potrebbero contribuire direttamente allo studio del movimento delle placche. A sua volta, le ricerche sulla gravitazione potrebbero chiarire aspetti della geologia non ancora compresi.
Come precisa anche il comunicato dell’IGNV, tutto rientrerebbe all’interno del progetto PNRR MEET (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics), con all’attivo la creazione di FABER, il primo Far Fault Observatory italiano, ovvero un osservatorio in grado di rilevare segnali profondi del pianeta grazie anche al silenzio sismico della Sardegna.
Il ruolo dell’Italia nella ricerca
Con l’Earth Telescope, e il nuovo hub presso Sos Enattos, si potrà fare un importante passo in avanti verso una sempre più approfondita conoscenza della struttura interna del nostro pianeta, oltre a rafforzare la posizione dell’Italia nel panorama scientifico globale.
Alla base del nuovo hub c’è soprattutto l’idea di creare un centro unico dove discipline diverse possano dialogare e arricchirsi reciprocamente, sviluppando nuove tecnologie e strumenti. Così facendo, Sos Enattos potrebbe diventare un luogo fisico di incontro per enti di ricerca e competenze diverse, come sottolineato dal vicepresidente dell’INFN Marco Pallavicini all’ANSA.
Sarebbe un centro di dialogo aperto al territorio, con iniziative di divulgazione scientifica e valorizzazione del patrimonio archeologico locale, anche grazie al progetto SunLab e alla prossima installazione, da parte dell’INAF, del telescopio MezzoCielo a Sos Enattos, un prototipo in grado di inquadrare un campo molto largo dell’universo.