Negli scenari di emergenza come gli incendi boschivi, il ruolo della tecnologia diventa cruciale per migliorare l’efficacia delle operazioni di spegnimento. Una valida soluzione sarebbe quella di utilizzare i droni per il monitoraggio, e renderli completamente autonomi anche grazie all’intelligenza artificiale. Proprio su questa idea sta lavorando la startup Inspire, nata nel 2017 in seno all’Università di Genova e con collaborazioni con il Politecnico di Torino, l’Università di Sassari e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Inspire: combattere il fuoco a colpi di droni
Fondata da Marco Ghio (attuale CEO) e dal professor Daniele Caviglia (docente di Radio frequency electronics all’Università di Genova), il progetto di Inspire prevede l’utilizzo dei droni durante le operazioni di spegnimento di un incendio boschivo.
Un’applicazione non facile, visto che, come precisa a Repubblica Alberto Clavarino (responsabile della parte commerciale e dei rapporti con i partner), i droni oggi non sono pienamente autonomi, soprattutto nella ricarica, che dura circa 30 minuti.
“Questi strumenti vengono già usati dai vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile in vari scenari, ma tutto viene fatto a mano, comprese la ricarica, la decisione su dove sorvolare e cosa fare. Noi vorremmo dare un approccio più scientifico.”
Un approccio che, dalle parole del CEO Ghio, si tratterebbe di una “portaerei per droni“, o meglio una piattaforma, posizionata a terra (o trasportabile su un pick-up), che pesa circa 400 kg ed è alimentata da un gruppo elettrogeno da 5 KW. Servirebbe per il decollo, nonché per l’atterraggio e la ricarica per i droni.
Maggior autonomia con l’intelligenza artificiale
Anche se oggi la legge prevede ancora la presenza di un operatore umano, la tecnologia permette già la piena autonomia dei droni. Un’autonomia a base di intelligenza artificiale, come ha spiegato a Repubblica Mauro Gaggero del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
La soluzione di Inspire prevede l’utilizzo di un software che, usando algoritmi statistici, machine learning e studi sugli incendi pregressi, riesca a stimare come potrebbe evolversi il fronte del fuoco, suggerendo anche quali punti controllare e che cosa fare, più tanti altri consigli emergenziali.
In effetti, i droni equipaggiati con tecnologie di intelligenza artificiale offrirebbero una soluzione innovativa per sorvegliare costantemente i punti caldi, identificare le aree a rischio e prevedere la ripresa degli incendi.
Ad oggi, riferisce a Repubblica la professoressa di Analisi numerica Patrizia Bagnerini, è disponibile un pick-up configurato con la piattaforma di Inspire, “mentre lo sviluppo del software è partito ora ed è un progetto triennale sostenuto da finanziamenti pubblici“.
Precisiamo infatti che Inspire ha stretto partnership con enti come l’Esercito Italiano e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, oltre a collaborare con aziende come A.R.I.S. e Nimbus Droni.
Grazie a queste collaborazioni, Inspire ha ottenuto finanziamenti significativi, inclusi 2,5 milioni di euro attraverso vari bandi. Un progetto rilevante, finanziato dal MUR con oltre 2 milioni di euro, riguarda lo sviluppo di una piattaforma UAV (platform for monitoring forest fire outbreaks and detecting post-fire recovery hotspots) per il monitoraggio degli incendi boschivi e la rilevazione dei punti critici post-incendio.