Miliardi di dollari e anni di sviluppo. Ma alla fine l’ITER, il più grande reattore sperimentale a fusione nucleare al mondo, è stato completato. Tutto ciò è stato reso possibile con la consegna definitiva di tutti i magneti superconduttori necessari per la futura attivazione dell’ITER. Prevista tra 15 anni.
Vent’anni per i magneti superconduttori
Sono serviti ben vent’anni per lo sviluppo di tutti i magneti superconduttori, enormi bobine che compongono il cuore del reattore dell’ITER e che servono per sostenere il campo toroidale necessario per la sperimentazione nucleare.
Si è trattato di un processo lunghissimo, che è andato dalla fabbricazione dei fili di niobio-stagno superconduttori, alla cablatura, al rivestimento e alla lavorazione delle piastre radiali, fino all’inserimento finale nei contenitori di acciaio.
Alla fine, tutte le 19 bobine (10 dall’Europa e 9 dal Giappone) sono state fabbricate e consegnate senza difetti. E questo traguardo è stato celebrato il 1 luglio, alla presenza di figure chiave del progetto ITER e rappresentanti delle parti interessate.
Con un peso 40 volte superiore ai magneti di Atlas del CERN, attualmente i più grandi al mondo, queste bobine rappresentano un significativo avanzamento nella tecnologia dei magneti superconduttori.
Ha dichiarato Pietro Barabaschi (Direttore generale di ITER) come riporta Fanpage:
“Il completamento e la consegna delle 19 bobine di campo toroidali di ITER rappresentano un risultato monumentale. Ci congratuliamo con i governi membri, le agenzie nazionali ITER, le aziende coinvolte e le numerose persone che hanno dedicato innumerevoli ore a questo straordinario sforzo”.
ITER, il più grande reattore sperimentale a fusione nucleare
L’International Thermonuclear Experimental Reactor nasce nel 2006 con l’accordo per l’omonimo progetto, formalizzato presso l’Eliseo di Parigi, coinvolgendo Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, India e Corea del Sud. Nonché un budget che, a causa dei ritardi, ha raggiunto la cifra record di 22 miliardi di dollari.
Principale esperimento relativo alla fusione nucleare, l’ITER prevede l’utilizzo di un’apposita macchina, chiamata tokamak, in cui i nuclei atomici leggeri si fondono per formare atomi più pesanti, liberando una quantità enorme di energia grazie alla reazione di fusione.
L’obiettivo del progetto è creare un plasma di fusione che produca più energia di quella necessaria per riscaldare il plasma stesso. E che possa sostenere la fusione nucleare per più di pochi secondi. Un’obiettivo difficile da raggiungere, visto che il plasma deve praticamente raggiungere temperature superiori a quelle del Sole.
Per riuscirsi, l’ITER si è dotato di un magnete che, grazie alle sopracitate bobine, sarà in grado di generare energia magnetica pari 41 gigajoule. In questo modo il campo magnetico di ITER sarà circa 250 mila volte più forte di quello della Terra.
Una grande collaborazione internazionale
Più di 40 aziende e 700 persone in Europa hanno partecipato alla fabbricazione delle bobine, sviluppando tecnologie e competenze ora applicate anche in altri progetti.
La collaborazione internazionale è stata fondamentale per il successo di questo progetto. Masahito Moriyama (Ministro giapponese dell’Istruzione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia) e Gilberto Pichetto Fratin (Ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) hanno entrambi evidenziato l’importanza della fusione nucleare come fonte di energia pulita, sicura e praticamente inesauribile.
Alessandro Bonito-Oliva (responsabile dell’approvvigionamento europeo delle bobine) e il suo omologo giapponese, Norikiyo Koizumi hanno inoltre ricevuto riconoscimenti simbolici per il loro contributo.