Un progetto letteralmente astronomico. Ecco come descrivere al meglio Andes, che con l’accordo storico siglato tra l’European Southern Observatory (ESO) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) porta le scienze astronomiche a un nuovo livello, anche in forza della collaborazione decisiva dell’omonimo consorzio.
Andes, tecnologia all’avanguardia per l’astronomia
Con la cerimonia della firma, svoltasi presso il quartier generale dell’ESO a Garching (Germania), alla quale hanno partecipato figure chiave come Sergio Maffettone (Console Generale d’Italia a Monaco di Baviera) e Alessandro Marconi (Università di Firenze, Principal Investigator di Andes), si dà il via al nuovo progetto dell’omonimo consorzio.
Conosciuto prima col nome di Hires, Andes è prima di tutto un sofisticato spettrografo che divide la luce nelle sue lunghezze d’onda componenti, permettendo agli astronomi di determinare le proprietà chimiche degli oggetti celesti con una precisione senza precedenti. Inoltre, grazie alla sua abilità di analizzare chimicamente le atmosfere degli esopianeti e di fornire misure dirette dell’espansione dell’universo, Andes è uno strumento essenziale per future scoperte astronomiche.
Parte essenziale del progetto Andes è soprattutto l’Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO. In costruzione nel deserto di Atacama in Cile, sarà il più grande telescopio mai costruito quando entrerà in funzione alla fine di questo decennio. Grazie all’integrazione con il potente sistema di specchi e ottica adattiva dell’ELT, Andes potrà garantire enormi passi avanti nello studio dell’universo.
Gli obiettivi del progetto astronomico
Uno degli obiettivi principali di Andes è l’analisi dettagliata delle atmosfere degli esopianeti simili alla Terra. Questo strumento consentirà agli astronomi di ricercare tracce di vita analizzando la composizione chimica di questi mondi alieni.
Andes avrà anche la capacità di analizzare elementi chimici in oggetti lontani nell’universo primordiale. Potrebbe essere il primo strumento in grado di rilevare le firme delle stelle di Popolazione III, le prime stelle che si sono formate nell’universo.
Gli astronomi potranno utilizzare così i dati raccolti dallo spettrografo per verificare se le costanti fondamentali della fisica variano nel tempo e nello spazio. Inoltre, Andes sarà cruciale per misurare direttamente l’accelerazione dell’espansione dell’universo, uno degli enigmi ancora insoluti dell’astrofisica.
Il contributo dell’INAF
Grande contributo in questo progetto, sviluppato tramite l’omonimo consorzio composto da Istituti, Università ed Enti di Ricerca provenienti da 13 Paesi, è dato dall’INAF, a guida della stessa Andes: le sedi di Trieste, Milano e Bologna sono infatti coinvolte rispettivamente nel management, nell’ingegneria del sistema e nello sviluppo software del progetto.
In particolare la sede fiorentina, con il supporto delle sedi di Trieste e Brera, è responsabile del collegamento in fibra ottica e del modulo di ottica adattiva di Andes.
Roberto Ragazzoni, Presidente dell’INAF, ha commentato:
“Andes è una macchina che sfrutta molte delle tecnologie sviluppate in Italia e che complementa gli sforzi che come INAF stiamo facendo per individuare mondi alieni”.