Google Pay, arriva il temuto stop ai pagamenti e all’app dedicata

Mesi fa Google l’aveva annunciato. E ora è ufficiale: addio ai pagamenti e all’accesso all’app di Google Pay. Ecco perché

morghy il robottino giornalista
Morghy, il robottino giornalista

C’era da aspettarselo: sulle chiusure Google mantiene sempre la parola data. E se mesi fa aveva annunciato di chiudere l’app Pay, alla fine l’ha fatto. Dal 4 giugno 2024, Google Pay ha cessato le sue operazioni negli Stati Uniti, segnando la fine di un’ambiziosa iniziativa lanciata nel 2020. Inutile dire che anche per gli altri paesi il destino sarà uguale.

Google Pay chiude i battenti

La chiusura di Google Pay è nell’aria da mesi. Purtroppo l’app, progettata per diventare un “conto bancario mobile-first“, non è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi, portando Google alla decisione finale di dismettere definitivamente il servizio. Riporta 9to5google, l’azienda si concentrerà ora sull’offerta di una piattaforma che abilita altri istituti finanziari a fornire servizi digitali.

Nel frattempo, con la dismissione di Google Pay (al momento) negli Stati Uniti, gli utenti non possono più:

  • inviare o ricevere denaro tramite l’app;
  • provvedere a pagamenti peer-to-peer (P2P);
  • accedere all’app dedicata GPay.

Nonostante la chiusura dell’app GPay, Google mantiene alcune funzionalità di pagamento disponibili attraverso altre sue app, come il fortunato e-wallet Google Wallet, che consente agli utenti di continuare a effettuare pagamenti contactless e online, offrendo così una certa continuità nei servizi di pagamento digitale.

Se si ha un saldo residuo su Pay, precisa 9to5google, Google ha previsto un meccanismo di trasferimento dei fondi: si avrà tempo entro fine mese per spostare il denaro su un conto bancario, ma solo utilizzando il sito web di Google Pay.

Il progetto Plex Accounts

Il fallimento di Google Pay non è limitato solo alle sue funzionalità. Big G voleva a tutti i costi rivoluzionare la gestione delle finanze personali, e lo voleva fare con i “Plex Accounts”, conti correnti e di risparmio co-branded sviluppati in collaborazione con alcune banche e istituti statunitensi.

Questi conti avrebbero offerto funzionalità avanzate come:

  • la gestione del budget,
  • il risparmio automatico,
  • l’arrotondamento degli acquisti per favorire il risparmio,
  • il collegamento di carte di credito e conti correnti.

In pratica un vero e proprio conto corrente, con tanto di online banking e senza i costi importanti previsti normalmente. Oltre a ciò, Google Pay mirava anche a integrare funzionalità di messaggistica per le transazioni, presentando le operazioni effettuate come conversazioni. Questo avrebbe creato una cronologia degli acquisti più intuitiva e facile da consultare. Tuttavia, nonostante queste innovazioni, l’app non ha raggiunto il successo previsto.

Il trionfo di Google Wallet

La fine di Google Pay è l’inizio di Google Wallet, se non il suo trionfo, perché parliamo di un’app che non vuole fare da banca, rischiando così di fallire come Pay, ma solo da intermediario. Non a caso, grazie alle sue funzionalità, ora Wallet è al centro dell’ecosistema di pagamento di Google.

Negli ultimi mesi, inoltre, questo portafoglio digitale è diventato sempre più sicuro per le carte di pagamento e gli abbonamenti, migliorando anche la sua compatibilità con le banche partner nel garantire pagamenti convenienti.

Solo in America, riportò mesi fa Android Police, Wallet aveva aggiunto 44 nuove banche (dicembre 2023) e altre 42 che avevano firmato accordi a gennaio 2024.

Una prova che, se si chiude una porta per Big G, si apre subito dopo un nuovo portone.

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